pubblicato il 23 novembre 2017

Salvare la Storia. Testimonianze storiche di incendi a antincendi. ISA, Roma 21 novembre 2017

Il 21 novembre 2017, nell'aula 'Giorgio Mazzini' dell’Istituto Superiore Antincendi, si è svolto il seminario “Salvare la Storia”, cha ha affrontato il rapporto tra incendi e storia. L’incontro è stato aperto dal Capo del Corpo Nazionale dei Vigili del Fuoco, Ing. Gioacchino Giomi, che ha evidenziato l’importanza dell’attività del Corpo nella protezione del patrimonio culturale grazie alle attività di soccorso tecnico e di prevenzione incendi. Nel suo intervento ha anche ricordato come la conservazione della memoria delle attività svolte per la protezione dei cittadini e del patrimonio culturale costituisca un aspetto di primario interesse per il Corpo, perché consente di non disperdere parte del patrimonio storico della collettività nazionale.

Il programma del convegno prevedeva sei differenti temi che, abbracciando un arco di tempo che va dagli albori della storia – Gerico e la Palestina antica – fino al primo conflitto mondiale, hanno messo in luce quanto il rischio di incendio abbia condizionato la storia dell’uomo e l’organizzazione dei servizi antincendi. Il Prof. Lorenzo Nigro, dell’Università La Sapienza di Roma, archeologo impegnato da anni in campagne di scavo in Siria e Palestina, ha spiegato come il più antico manufatto adibito ad uso pubblico conosciuto – la torre di Gerico, risalente a circa ottomila anni fa – sia stato gravemente distrutto da un incendio, come tanti altri insediamenti antichi presenti nell’area.

Passando alla più antica organizzazione antincendio nota al mondo, quella della Roma antica, organizzato su sette Coorti, la Dott.sa Simonetta Serra, della Soprintendenza archeologica di Roma Capitale, ha messo in luce aspetti di vita quotidiana dei “Vigiles” che effettuavano il servizio di intervento e di vigilanza e prevenzione degli incendi.

L’ing. Guido Parisi, dirigente generale del Corpo Nazionale dei Vigili del Fuoco, passando al primo periodo dell’Ottocento, ha ricordato l’eccellenza degli artigiani pompieri della Napoli Borbonica, guidati e organizzati dalla straordinaria figura dell’Ing. Francesco del Giudice, ingegnere e giurista, conosciuto all’epoca per le sue capacità e per lo spirito di innovazione nelle principali città europee.

Uno degli aspetti più straordinari della storia della prevenzione incendi è emerso dalla relazione della Dott.sa Monica Calzolari, archivista in servizio presso l’Archivio di Stato di Roma: durante la ricostruzione della Basilica di San Paolo fuori le Mura in Roma, vi fu la progettazione e l’esecuzione di quello che sembra essere stato il primo impianto automatico di rilevazione e allarme incendi al mondo. Il Padre Gesuita Angelo Secchi, l’ing. Giacomo Luswerg e l’Ing. Arch. Poletti, infatti, furono incaricati di dotare la basilica di una protezione antincendio di particolare efficacia. Anche se non sono rintracciabili elaboratori grafici sull’impianto, i testi conservati nell’Archivio di Stato di Roma spiegano nel dettaglio i materiali e l’architettura del sistema di protezione e lo straordinario valore innovativo del progetto.

I due interventi finali hanno illustrato i passaggi che hanno portato l’Italia all’organizzazione moderna dei servizi antincendi. Il Prof. Ferdinando Zanzottera, del Politecnico di Milano, ha mostrato l’importanza della pubblicistica specializzata nel settore dei servizi antincendi, polarizzata sui periodici editi a Napoli ed a Milano. Tale attività di approfondimento e di divulgazione si rivelò essenziale per costruire una visione comune, tra le nascenti organizzazioni comunali di soccorso, delle risposte da dare alle nuove esigenze di sicurezza poste dalle trasformazioni di fine secolo. Nell’intervento di chiusura, presentato dal Prof. Piero Cimbolli Spagnesi dell’Università La Sapienza, moderatore del seminario, è stata documentata una pagina meno nota della Prima Guerra Mondiale: quella dell’impegno del Genio militare nelle attività di soccorso tecnico e di estinzione degli incendi. Dalla sua relazione è emerso come il modello organizzativo che l’Esercito adottò per rispondere ai gravi rischi determinati dal conflitto pose le basi tecniche per la costituzione, all’inizio del secondo conflitto mondiale, del Corpo Nazionale dei Vigili del Fuoco.

La sessione del pomeriggio, organizzata nell’ambito degli impegni del progetto STORM (finanziato per migliorare la capacità di gestione delle emergenze e di protezione dei beni culturali dagli effetti dei cambiamenti climatici), ha riguardato aspetti tecnici della salvaguardia del patrimonio culturale. 

I relativi lavori sono stati aperti dall’intervento della Dott.sa Sara di Giorgio, dell’Istituto Centrale del Catalogo Unico, che ha esposto i principali temi inerenti la conoscenza digitale e le modalità con cui l’Unione Europea intende proteggere la cultura digitale. Il Dott. Vanni Resta, della Soc. Kpeople, partner del progetto STORM ha esposto la natura e gli obiettivi del progetto (in sostituzione del relatore Prof. Ulderico Santamaria, dell’Università dell Tuscia) dopo aver illustrato l’impegno di ricerca che l’Unione Europea ha avviato per la protezione del patrimonio culturale.

L’ing. Stefano Marsella, del CNVVF, ha trattato lo specifico tema della formazione a livello internazionale all’uso delle tecniche di intervento in emergenza e di valutazione dei rischi legati alle calamità che mettono in pericolo il patrimonio culturale. L’Ing, Davide Pozzi del CNVVF, infine, ha descritto l’uso innovativo del georadar e del laser scanner che il Corpo Nazionale sta sperimentando su due siti per verificare l’effettiva funzionalità a supporto dei tecnici e del personale operativo chiamato a svolgere tale attività durante gli interventi di soccorso.