Comando Provinciale Vigili del FuocoComando Provinciale Vigili del Fuoco Firenze


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 STORIA DEI VIGILI  DEL FUOCO DI FIRENZE

 

Già da epoche anteriori al 1000 esisteva in Firenze un servizio organizzato contro gli incendi.

Il primo documento ufficiale su tale servizio è un decreto del Comune di Firenze (tuttora esistente nell'archivio) che risale soltanto al 1316 e che riguarda il modo in cui dovevano comportarsi i cittadini addetti al compito di spegnere gli incendi: una istituzione chiamata GUARDIA DEL FUOCO realizzata ufficialmente dal Comune nel 1334.

Questa istituzione prese parte ai più importanti incendi sviluppatosi in Firenze.

L'opera di soccorso e spegnimento fu svolta sempre da volenterosi cittadini riuniti per ogni quartiere in squadre più o meno numerose che intervenivano con i propri attrezzi del mestiere(muratori,fabbri,falegnami.etc.).Ben presto questa rudimentale organizzazione si rivelò insufficiente sia per scarsezza di mezzi, sia per una disciplina ed un ordine comune a tutte le squadre. Nel 1416 il Comune di Firenze realizzò una regolare ed organica  formazione, detta GUARDIA DEL FUOCO, la quale era costituita da quattro squadre di dieci uomini ciascuna (una per quartiere).Il capo di ogni squadra veniva chiamato Capodieci; quattro erano chiamati Maestri, e gli altri cinque, Manovali. La scelta per la formazione dell'organico veniva effettuata preferibilmente fra falegnami, muratori, scalpellini. Erano aggiunti anche due "lanternari" e venti "porti" (cinque per quartiere).

Faceva parte della Guardia anche un Notaio il quale aveva l'incarico di accorrere sul luogo

dell' incendio e annotare le Guardie che erano accorse sul servizio, e di quelle che si rendevano mancanti, per la proposta di provvedimenti disciplinari al Gonfaloniere di Giustizia.

Tutti i componenti della Guardia del Fuoco venivano eletti dai Gonfalonieri della città ogni quattro mesi e potevano essere rieletti.

Il Capodieci ed i Maestri indossavano una veste di cuoio provveduta a proprie spese.

Sul davanti di tale veste era dipinta una mannaia e sul dietro il segno distintivo del quartiere del quale dipendevano e cioè:

S.GIOVANNI :             Battistero e chiavi

S.MARIA NOVELLA:  Sole giallo

S.CROCE :                    Croce gialla in campo bleu

S.SPIRITO                    Colomba bianca con raggi

I porti avevano una uguale veste di cuoio ma avevano dipinto davanti e dietro una secchia.

I manovali non avevano una veste di cuoio ma portavano sulla testa una celata, al pari di tutti i componenti della Guardia del Fuoco.La prima sede dell'organizzazione fu stabilita nella torre che sorgeva presso l'angolo del Ghetto, in faccia a Santa Maria del Campidoglio.

Con questo tipo di organizzazione, il servizio antincendi funzionò in Firenze per  vari secoli e fu sempre oggetto di particolari cure da parte di chi teneva le redini del potere.

Con le alterne fortune e vicende del Comune, il funzionamento ebbe maggiore e minore efficienza, ma si arrivò fino all'anno 1760.

Il Governo, sotto il granducato lorenese trasformò, appunto nell'anno 1760, l'organizzazione  del servizio, pur mantenendole il nome di Guardia del Fuoco. Nel 1809, sotto l'impero napoleonico, viene ancora una volta riformata tutta l'organizzazione.

La guardia del Fuoco cambia il suo vecchio e pur tanto glorioso nome e diventa "Compagnia dei Pompieri di Firenze". Viene emanato un preciso e rigoroso regolamento che prevede, fra l'altro una uniforme per i pompieri con sfoggio di pennacchi, bottoni lucidi e sciarpe a tracolla, fucile e sciabola.

La Compagnia è comandata da un Capitano coadiuvato da un Tenente, da un Sergente, 4 Caporali di prima classe  e 2 Caporali di seconda classe. Questa organizzazione risentiva dell'influsso militarista alla francese, e i pompieri venivano adibiti anche a servizi che nulla avevano in comune con la sicurezza contro gli incendi od altri sinistri .

Ma in complesso, sia per i regolamenti, sia per la buona volontà, si può dire che il servizio risultò veramente buono.

Fin dalla prima epoca della Guardia del Fuoco era stato eletto, quale Protettore, S.Antonio Abate(che aveva superato la prova del fuoco e della tentazione).

 

Il 17 gennaio di ogni anno ne veniva celebrata la festa.

Tale consuetudine venne rispettata fin verso il 1941 quando, con la costituzione del Corpo Nazionale VV.FF., venne eletta per Patrona S.Barbara, celebrata il 4 dicembre.

Con la caduta dell'impero di Napoleone 1°si registra una profonda riforma del servizio dei pompieri che negli ultimi anni era andato peggiorando, specialmente nella manutenzione del materiale e

con il susseguirsi degli anni furono date nuove organizzazioni del Corpo dei Pompieri.

Si arriva all'anno 1880 ed in quell'epoca fu dato incarico all'architetto Alessandro Papini, ufficiale del Corpo, di redigere il progetto per i lavori di totale trasformazione ed adattamento dei locali di Piazza S.Biagio per renderli più idonei alla funzione di Caserma dei Pompieri e relativo arsenale per gli attrezzi.

Era in quel tempo Comandante del Corpo Carlo Giovannozzi, uomo di valore ma avanzato in età e di poca salute, così il giovane arch. Papini, energico ed intelligente , ebbe piena libertà e facoltà di dedicarsi alla riforma, anche per quanto riguarda l'organico del personale. Collocato a riposo per motivi di salute il Comandante Carlo Giovannozzi, l'arch. Papini fu nominato Comandante del Corpo e poté così completare l'opera iniziata.

La trasformazione della vita del Corpo, si può riassumere nell'elenco dei seguenti provvedimenti che portarono il Corpo stesso ad un livello considerato fra i primissimi d'Italia ed all'estero,(arch.Papini fu nominato Membro Onorario della Brigata del Fuoco di Londra, come dimostra il Diploma tuttora esistente):

- Nuovo regolamento disciplinare e organico, la cui forza effettiva fui portata a 131 uomini;

- Regolamento amministrativo del Corpo e quello di esecuzione dei servizi; precisazione dell'esecuzione delle varie manovre con distribuzione ai componenti dei relativi libretti;

- Modifiche al materiale per renderlo più idoneo;

- Acquisto della prima pompa a vapore (della ditta inglese "Shand Mason" nell'anno 1888 e di n.13 cavalli;

- Primi atti sulla prevenzione incendi nei locali e teatri;

- Modifica dell'uniforme la quale viene portata ad una forma più seria, più elegante e soprattutto più funzionale.

Nel 1882 viene installato il primo telefono a Firenze; precisamente quello fra il Gabinetto del Sindaco e la Caserma dei Pompieri a S.Biagio.

Nel 1921, dopo elaborate pratiche, il Comune di Firenze decise di trasferire il Corpo dei Pompieri da Piazza S.Biagio al cantiere di proprietà comunale in via La Farina.

I servizi venivano effettuati nel modo migliore per l'aumento del parco macchine, con le prime autopompe assegnate, il numeroso materiale e la possibilità di una efficiente esercitazione del personale nel vasto cortile nella caserma nuova.   

Per unificare il Corpo dei Pompieri di tutte le regioni d'Italia si riunì a Torino il Consiglio della Federazione Nazionale delle Unioni Regionali dei Corpi dei Pompieri.

Tale Federazione fu l'embrione di quel processo evolutivo che, nel volgere di pochi anni, favorito da una particolare situazione del paese, dette origine a una formazione di organizzazione nazionale unitaria dei pompieri che nel 1935 fu per la prima volta oggetto di un Decreto Legge, con la formazione di Corpi Provinciali dei Pompieri e con un coordinamento nazionale.Fu la base per il Corpo Nazionale. 

Dal 1935 il Corpo Provinciale dei Pompieri assunse in carico anche i Corpi della provincia come Prato, Empoli, Castelfiorentino, Certaldo e Figline Valdarno e non fu cosa facile per lo spirito campanilistico dei Corpi Comunali che si erano formati da se stessi senza risparmio di sacrificio.

Ma il buon senso e la passione per il servizio prevalsero.

I comuni provinciali divennero distaccamenti del Corpo Provinciale con l'aggiunta di quelli di Borgo S.Lorenzo.

Anche il Comune di Firenze non nascose il suo rammarico ed a malincuore vide uscire dalle propria compagine uno dei suoi organi più amati e gelosamente curati per tanti secoli; basti pensare che in ogni manifestazione comunale erano presenti i pompieri in alta uniforme ed il Gonfalone usciva scortato, anche da un picchetto di pompieri.

Con un decreto ministeriale del 1938 la denominazione di Pompieri venne sostituita con la voce "Vigili del Fuoco", sia perché pompieri, èra troppo di carattere francese, sia perché il clima politico desiderava nomi e dicitura italianizzate, sia perché si voeva  fare riferimento ai servizi antincendi romani,"Militia vigilum" oppure alla "Guardia del Fuoco " fiorentina.

 

SECONDA GUERRA MONDIALE

Con la Legge 27 dicembre 1941, n°1570, fu stabilita la formazione del Corpo Nazionale Vigili del Fuoco ed elencati i Comandi in ordine alfabetico e numerico.

A Firenze fu assegnata la denominazione "31° Corpo Vigili del Fuoco"e il motto "Pericula  ignesque amo ed domo"(pericoli e fuoco amo e domo).

Ci si preparò ad affrontare i dolori e le angoscie del conflitto rinforzando l'organico, preparando il personale sul nuovo pericolo incombente degli attacchi aerei.

L'organizzazione pompieristica assunse un carattere militaresco.

Armati con moschetto, i Vigili del Fuoco avevano la sentinella armata alla porta e la disciplina si basava su quella militare.

Furono istituite le Scuole Centrali Antincendi a Roma, come accademia nazionale per l'addestramento del personale con vari corsi di specializzazione, tuttora funzionante.

Il 25 settembre 1943 Firenze subì il primo imprevisto bombardamento, seguito da altri numerosi,

alcuni dei quali veramente massicci, con effetti disastrosi per la città.

Con l'organico portato a 450 uomini e le caserme così distribuite si potè affrontare il caos dei bombardamenti, cercando di contenere l'enorme lavoro provocato in pochi secondi.

Alle 6.30 dell'11 agosto 1944 un Vigile del Fuoco con il suono della campana di Palazzo Vecchio, annunciò la liberazione di Firenze.

Molti furono gli esempi di coraggio dati dai Vigili del Fuoco: ricordiamo Giuseppe Sessoli, che morì per salvare due cittadini colpiti da una mina.

Alla sua memoria è stata conferita la medaglia d'oro Carnegie e la medaglia d'argento al valor civile. La caserma di Via La Farina porta il suo nome.

 

L'ALLUVIONE

Dopo l'opera di soccorso prestata dai fiorentini in rinforzo nelle zone colpite dall'alluvione nel Polesine e del terremoto in Sicila si arriva all'alluvione di Firenze.

L'opera del Vigili del Fuoco è stata sublime sotto ogni aspetto. L'aiuto di ben 1400 Vigili  venuti da ogni parte d'Italia portò un vantaggio enorme al servizio, in più con la totale collaborazione di ogni cittadino (da buoni fiorentini possiamo aggiungere, che se ogni cittadino non si fosse rimboccato le maniche, la città non sarebbe risorta nel tempo ritenuto impossibile da tutto il mondo).

Non è immodesto dire che la medaglia d'oro concessa allo Stendardo del Corpo Nazionale dei Vigili del Fuoco per le calamità alluvionali che nell'autunno del 1966 colpirono il paese, è buona parte destinata a Firenze.