Comando Provinciale Vigili del FuocoComando Provinciale Vigili del Fuoco Torino


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IL CORPO POMPIERI DI TORINO

le origini e lo sviluppo di un'antica istituzione

(Michele Sforza)



La lotta al Fuoco dal Secolo XV
Si decise oggi che ciascuna decina di uomini della città di Torino sia tenuta a fare dei secchi in cuoio e scale sovrapponibili per assicurarsi del fuoco degli incendi se accadesse ciò che si verifichi.
Questo è quanto deliberò il comune di Torino nel lontano 27 luglio 1442 quando, dando l'incarico ad alcuni artigiani della città di costruire delle attrezzature utili all'estinzione degli incendi, intese creare un organismo per la difesa civile della popolazione.
L'importanza del provvedimento comunale permette, in questo settore, di avvicinare Torino, all'epoca modesto paese di 4200 anime, alle grandi città italiane, note per il loro elevato grado di civiltà e per l'efficienza della loro struttura comunale.
E fu gioco forza per Torino dotarsi di una struttura antincendio, nel tentativo di porre freno alla piaga che frequentemente affliggeva tutte le città del medioevo: il fuoco; elemento ricorrente che ha sempre avuto nelle antiche società il tragico ruolo di modificatore degli assetti urbani, nonché apportatore di lutti troppo frequentemente tragici.
Tra le arti chiamate dal governo cittadino a concorrere all'estinzione degli incendi, figurava anche quella dei brentatori; questi, nelle loro mansioni ordinarie, trasportavano il vino dai carri-botte alle botti degli osti con dei recipienti chiamati brente; da queste trae origine la denominazione di brentatori. Con i recipienti calzati a spalla questi, nei momenti di emergenza, trasportavano l'acqua dopo averla prelevata dai pozzi e dalle bealere. Per accorrere più prontamente in caso di bisogno, essi abitavano tutti nei dintorni della chiesa di Santo Spirito, tuttora esistente in via Cappel Verde nel cuore della Torino antica, a due passi dal Duomo. Le sue campane, battendo a martello, avevano il compito di allertarli per l'incombente pericolo.
Ma la semplicità e la rudezza dei mezzi utilizzati da questi archetipi "pompieri", non forniva loro grosse possibilità di successo contro il non sempre amico fuoco.

Alle brente utilizzate dai brentatori per il trasporto dell'acqua sul luogo dell'incendio, bisognerà attendere la prima metà del Settecento perché si sostituissero delle macchine in grado di fronteggiare meglio e con un margine di successo l'incendio: le pompe a mano. Queste diedero luogo ad un primo vero mutamento delle tecniche di estinzione permettendo così di ottenere i primi veri successi contro il fuoco.

Le nuove scoperte tecnologiche, avutesi tra la fine del Seicento e nel corso del Settecento, avevano creato condizioni favorevoli anche per ciò che concerne la lotta al fuoco. Questi nuovi impulsi hanno fatto sì che venissero approntate o quantomeno sostanzialmente modificate quelle macchine inizialmente chiamate spruzzatoj, poi meglio conosciute come trombe idrauliche.
Queste innovazioni tecnologiche non trovarono Torino indifferente, né tanto meno impreparata; il suo interesse per ciò che concerneva la lotta agli incendi, era strettamente correlato allo sviluppo delle attrezzature pompieristiche. Diventata capitale del Ducato Sabaudo, gli amministratori pubblici avevano la necessità di preservare dal fuoco tutte quelle strutture civili e militari che facevano di Torino, in quegli anni in forte espansione, il centro del potere.
 
L'organizzazione del 1786: Il corpo di truppa senz'armi
Una decisiva svolta ai frammentati provvedimenti sinora adottati per la difesa dal fuoco, si concretizzò il 20 aprile 1786, quando il Re Vittorio Amedeo con un Regio Regolamento, stabilì le modalità di intervento e il comportamento degli uomini e delle pompe destinate all'opera di estinzione, nonché l'individuazione del personale, tra gli artiglieri del Corpo di Guardia alle quattro porte della città di Torino, e le norme del loro allertamento ad incendio avvenuto.
Questi venivano allertati dalle campane delle chiese più vicine al luogo della sciagura, che battendo a martello, avrebbero segnalato il fuoco. Il segnale veniva ricevuto dai tamburini dei Corpi di Guardia che suonavano il Rapel o la Generala, a seconda la gravità dell'incendio.
Dalla Porta Po, dalla Porta Nuova, dalla Porta Palatina e dalla Porta Susina, e nei casi gravi anche dal Palazzo di Città, accorrevano con le loro pompe circa 150 uomini. Altri 150 soldati armati controllavano l'ordine pubblico, le suppellettili e le masserizie che venivano accumulate in strada nell'intento di sottrarre alle fiamme più combustibile possibile.
Le prime pompe a mano arrivarono nella realtà torinese come innovazione assoluta già dal XVII secolo.
Questa era dunque la situazione di Torino nel 1786. La sua popolazione contava nello stesso anno 74.527 abitanti.
 
La compagnia Operaj Guardie a Fuoco della Città di Torino
Quello che potrebbe definirsi il punto di partenza della storia dei pompieri di Torino, ebbe origine il 22 ottobre del 1824 con l'istituzione da parte del re Carlo Felice con le sue Regie Patenti, della Compagnia Guardie a Fuoco per la Città di Torino.
Furono istituite due stazioni di guardia, una al Palazzo di Città dove giacevano le pompe di proprietà del comune; l'altra presso il Palazzo Reale per quelle di proprietà del re.
Questo primo modello organizzativo però non garantiva una certa tempestività del soccorso, perché, ricevuta la segnalazione di soccorso, il pompiere piantone del Palazzo Civico, la prima sede dei pompieri, doveva avvertire il trombettiere, il quale a sua volta doveva recarsi presso le abitazioni e i vari posti di lavoro, per chiamare a raccolta gli uomini.
Giunti finalmente in caserma, dopo aver indossato la divisa, potevano prendere la pompa e portarsi sul luogo dell'incendio.
I tempi di organizzazione e di uscita della squadra, come è facile evincere erano lunghi, che si ripercuotevano di conseguenza sull'incendio che assumeva rapidamente dimensioni a volte drammatiche.
Succedeva quindi che i tempi di percorrenza dalla sede al luogo del sinistro fossero lunghi, e che la popolazione non sempre accogliesse con riconoscenza l'arrivo dei pompieri. Questi giungevano sul luogo dell'incendio stanchi e trafelati a causa del faticoso trasporto delle trombe da incendio, in quanto all'epoca il traino era ancora affidato alla sola forza fisica degli uomini.
Nel 1862 vennero create sei sezioni distaccate: 1° Sezione Centrale (Palazzo di Città), 2° Sezione (via Bellini), 3° Sezione Moncenisio (via Cibrario), 4° Sezione Po (via Matteo Pescatori), 5° Sezione Borgo Nuovo (via S. Francesco da Paola), 6° Sezione San Salvario (via Thesauro).
Questi provvedimenti, seppur importanti, non crearono ancora un servizio sufficientemente in grado di affrontare nel migliore dei modo le situazioni più impegnative. Le poco efficaci pompe a mano non permettevano un'adeguata risposta poiché il loro trasporto era ancora affidato alla forza fisica degli uomini che, giunti stanchi e trafelati, si trovavano nell'impossibilità di agire prontamente.
Sempre nell'ambito di questi provvedimenti si installarono delle bocche d'acqua per il rifornimento idrico.
Distribuite nelle principali vie e piazze divennero circa 700 nel 1899.
Tutte le stazioni furono dotate di una scala aerea costruita e brevettata dall'artigiano Paolo Porta. Questo nuovo tipo di scala a sfilo fu la prima nel mondo, e Torino venne così a disporre dal 1863, prima di altri corpi pompieristici, di un attrezzo di estrema importanza che determinava un nuovo modo di operare in caso di incendio negli alloggi ai piani alti delle case.
Venne acquistato anche il primo apparecchio per ambienti irrespirabili, sostituito poi nel 1890 da uno più moderno inventato dal Cav. Luigi Spezia, comandante dei pompieri di quel periodo.
Nel 1863 dopo soli sei anni di attività, anche il teatro Alfieri venne distrutto da un incendio.
Il continuo sviluppo della città e la continua crescita industriale, imposero al Consiglio Comunale sempre maggiori sforzi per adeguare i pompieri all'evolversi della società.
Purtroppo continuavano i tragici incendi con perdite di vite umane anche tra i pompieri.
Durante l'opera di spegnimento di un violento incendio scoppiato nel sotterraneo di una drogheria di via Milano 14, il mattino del 28 Ottobre del 1875, il pompiere caporale Giovanni Salza, travolto dal crollo della volta perdette la vita. Altri sedici pompieri rimasero feriti.
Un'altra pagina meno drammatica è data dall'atto compiuto dal caporale Giuseppe Robino. Il 27 Gennaio del 1880 con altri tre suoi compagni, riuscì a salvare da un alloggio in fiamme in via Roma due donne, un bambino e un anziano signore. L'ammirazione per il gesto compiuto fu così sentito dalla popolazione, che il De Amicis, sull'onda dell'emozione collettiva, si ispirò ad esso per scrivere una delle pagine più belle del suo libro Cuore.
A seguito dell'invenzione del telefono, avvenuta nel 1857 ad opera del fiorentino Antonio Meucci, che per primo riuscì a trasmettere suoni e voci tramite il suo telegrafo parlante, le ormai obsolete linee telegrafiche nel 1882 vennero sostituite con le più moderne linee telefoniche, che permisero di abbreviare i tempi di collegamento tra le varie stazioni di servizio dei pompieri.
Anche l'utenza otto anni dopo poté disporre di apparecchi telefonici di pubblico utilizzo per la chiamata urgente dei pompieri. Prima di allora bisognava purtroppo recarsi di persona presso la più vicina stazione.
I 40 apparecchi telefonici, tanti erano nella fase iniziale, vennero collocati in cassette di ghisa caratterizzate dal colore rosso e dalla illuminazione notturna, e poste a distanza di 200 metri l'una dall'altra.
Il 1883 è un'altra data storica per l'inaugurazione della Caserma delle Fontane di Santa Barbara. Ubicata nell'antica strada di S. Barbara - poi Corso Regina Margherita- fu per cento anni la Sede Centrale.
Nello stesso anno venne acquistata la prima potente pompa a vapore "THIRION", montata su di un carro a quattro ruote, con sospensioni a molla e trainabile da una pariglia di cavalli. Per ridurre i tempi di entrata in funzione, un pompiere-fuochista aveva il compito di tenere al minimo la pressione anche di notte. Poi lungo il tragitto verso l'incendio, lo stesso pompiere attizzando il fuoco, provvedeva ad alzare la pressione così da avere la caldaia pronta al sopraggiungere sul luogo del sinistro.
Dal 1885, la gloriosa denominazione di Guardie-Fuoco venne abbandonata quando ormai questa non rispecchiava più il nuovo modello organizzativo. All'artigiano, che solo all'occorrenza veniva impiegato per il soccorso, si sovrapponeva la figura sempre più preparata del pompiere professionista, con un rapporto di lavoro di tipo stabile. Nacque così la Compagnia Pompieri di Torino.
La "rivoluzione industriale" della metà dell'ottocento, che trasformò il nostro panorama economico da contadino ad industriale, era ormai ben assimilata dalla società del periodo, e fu dettata dall'impiego del vapore in tutte le attività, anche per il movimento delle pompe da incendio, che permise di cogliere dei notevoli successi nel campo della sicurezza.
La forza fisica degli addetti venne soppiantata del generoso vapore che con inesauribile forza spinge l'acqua, gonfiando spasmodicamente i tubi di mandata, fin sull'incendio che per la prima volta trova un degno avversario.
Nel 1887 l'introduzione della trazione animale dei carri dei pompieri, consentì di migliorare l'efficienza operativa. A tale servizio vennero destinati una quindicina cavalli dei servizi pubblici cittadini. Sei cavalli di giorno e dieci di notte venivano sempre tenuti pronti e bardati. Si narra che i cavalli, conoscendo ormai molto bene il loro compito, allo squillare delle campane di chiamata dell'emergenza uscissero dalla stalla e si portavano davanti al mezzo che sapevano di dover trainare, e allo chauffeur, antica denominazione del pompiere conduttore, non rimaneva che collegarlo al carro e partire immediatamente.
Queste innovazioni permisero di abbandonare un modello di servizio approssimativo, per intraprenderne uno più efficiente ed organizzato.
 
I mutamenti del Secolo XX
Nel 1907 il Corpo venne dotato delle prime quattro vetture con motore a benzina per il traino delle pesanti pompe a vapore e il trasporto del personale.
Ma il grande salto tecnologico avvenne quattro anni dopo, con l'acquisto delle prime due autopompe in vista dell'Esposizione Universale di Torino del 1911, la più celebre delle esposizioni del nostro Paese.
I tempi di intervento si ridussero drasticamente permettendo ai pompieri di giungere sul luogo del sinistro non più affaticati ma in grado di operare immediatamente e con la giusta determinazione. Finalmente l'acqua non veniva più spinta con la forza fisica o con il vapore, ma con potenti pompe mosse dai motori delle vetture.
Si verifica ancora un incidente mortale per un pompiere.
Alle 5,30 del 10 Giugno 1912 scoppiò un gravissimo incendio nelle officine della "Società Anonima Officine di Savigliano". Nelle operazioni di spegnimento di alcune tettoie in fiamme il pompiere Agostino Regis perdette la vita cadendo da un'altezza di 15 metri, a seguito del cedimento di alcune strutture metalliche su cui stava transitando.
 
Il Corpo Pompieri di Torino
alle soglie della Nazionalizzazione e del Servizio Antincendi
Le riforme che si ebbero dal 1934 al 1936 portarono ancora una volta molti elementi innovatori sia nel potenziamento del personale, sia nella dotazione di nuovi mezzi e nuova sedi distaccate.
L'organico in questo periodo ammontava a 188 uomini e rimase pressoché invariato fino alle soglie del secondo conflitto mondiale.
Con la continua espansione e lo sviluppo della città, nel 1934 venne istituito il primo distaccamento cittadino in via Onorato Vigliani (dove tuttora esiste), in una zona a forte accentramento industriale e demografico: il "Lingotto" che  sorse all'estrema periferia sud della città.
Sempre nel 1934, grazie ad un accordo stipulato tra la Federazione Tecnica dei Pompieri e i Ministeri della Guerra e dell'Interno, vennero adottate le nuove divise di panno grigio chiaro, valide per tutti i Corpi dei pompieri italiani. Si compì un primo significativo passo verso l'unificazione nazionale del servizio antincendio.
L'imminenza del conflitto obbligò i pompieri ad organizzarsi per fronteggiare un evento che ogni giorno di più si faceva tragica certezza. Il R.D.L. 27 febbraio 1939, n. 333 convertito poi nella Legge 27 dicembre 1941, n. 1570, dettava le nuove norme per l'organizzazione dei servizi antincendi, definendo i compiti e le finalità del Corpo Nazionale dei Vigili del Fuoco.
 
I Vigili del Fuoco di Torino nella Seconda Guerra Mondiale
Siamo ormai nel 1941. La guerra era scoppiata da mesi e con essa tutti i gravissimi problemi che ogni guerra si porta dietro: lutti, distruzioni e fame. I comuni più industrializzati vennero continuamente martoriati dai bombardamenti degli alleati. Torino è stata una delle città che più di altre ha patito duramente le pene di una assurda guerra.
Nella notte del 12 giugno 1940, solo due giorni dopo la dichiarazione di guerra, caddero assieme alle prime bombe su Torino anche le facili illusioni di una rapida vittoria.
Ore 1,30 del 12 giugno 1940.
Iniziò per Torino e per l'Italia il Secondo Conflitto Mondiale.
A conclusione della guerra i morti per i bombardamenti sofferti tra la popolazione civile, nella sola Torino furono 2.069 ed i feriti 2.695; i Vigili del Fuoco deceduti per azioni di soccorso furono 4.
La Lotta di Liberazione vide impegnati, in un importante contributo alla causa per il ripristino dei valori della libertà e dell'uguaglianza, i Vigili del Fuoco di Torino e provincia. Furono numerosi i vigili arrestati, deportati, fucilati o addirittura morti in azioni di combattimento. Uno dei primi a cadere, in un agguato teso dai nazi-fascisti, fu il vigile del fuoco Pensiero Stringa, figura di rilievo del movimento. La XXIII Brigata Celere S.A.P. partigiana, composta da soli elementi appartenenti ai Vigili del Fuoco, prese il suo nome.
Furono 43 a fine guerra i Vigili del Fuoco caduti nella Lotta di Liberazione.
Il Comando Provinciale di Torino all'indomani della Seconda Guerra Mondiale venne decorato di Medaglia di Bronzo al Valore Civile.
Nel 1999, per un'iniziativa diretta del personale del Comando, il Labaro dei Vigili del Fuoco di Torino viene nuovamente decorato con una Medaglia d'Oro al Valor Civile, per lo stesso impegno profuso nel drammatico evento bellico.
 
--> Contenuti e contributi fotografici tratti dall'archivio storico VV.F. - Torino