Comando Provinciale Vigili del FuocoComando Provinciale Vigili del Fuoco Venezia


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Nell'agosto di 230 anni fa veniva ufficialmente istituito un regolare Corpo dei Pompieri, a Venezia. Precisamente: 2 agosto 1777.
Il 31 dicembre 1776 il N.H. Sebastiano Corner, Patrono dell'Arsenale, che aveva diretto le operazioni di estinzione degli incendi della calle delle Cappuccine alle Fondamente Nuove, della Zecca, di S.Maria del Rosario, di calle dell'Olio a S.Francesco della Vigna, e in particolar modo di quello sviluppatosi il 14 dicembre 1776 a S.Maria Nova, faceva presente al Senato della "Repubblica" il dannoso ritardo con cui le maestranze arrivavano sul posto dell'incendio, e per giunta stanche. Questo accadeva perché al "tocco della campana a martello" dovevano -usciti di casa­ recarsi fino all'Arsenale, e da qui portarsi sul luogo dell'incendio. Per ovviare a tali inconvenienti il Corner suggeriva di dividere la città in quartieri e di far insediare in ognuno di essi, di notte, 16 maestranze dell'Arsenale guidate da un capo. In ogni quartiere vi avrebbe  dovuto essere una pompa, una barchetta per il trasporto del materiale, ed una certa dotazione di attrezzi. L'idea fu considerata meritevole di grande attenzione perché, data la difficoltà dei mezzi di trasporto, suddividere la città in zone equivaleva ad ottenere un più sollecito accorrere dei soccorsi. La proposta, su relazione di Antonio Diedo, veniva approvata in Senato il
23 gennaio 1777. Alle lodi per il nobile Corner si affiancò l'incarico al Reggimento dell'Arsenale di attuare subito la proposta, organizzando maestranze e mezzi.
Il lavoro si presentò difficile all'inizio, perché si era voluto unire agli Arsenalotti i facchini, da sempre impiegati  nello   spegnimento  degli incendi; ma in seguito ad alcuni atti d'insubordinazione fu deliberato di servirsi soltanto delle maestranze. Un secondo problema da affrontare riguardava i locali: dovevano essere tutti in prossimità dei rii e possibilmente di proprietà dello Stato, per risparmiare l'affitto.
Elenco dei dodici quartieri:
1) sopra la fondamenta fuori dell'Arsenal; 2) nel distretto di S.Marco; 3) a S.Stefano;  4)  a  S.Trovaso;  5) ai Carmini;  6)  ai Frari;  7)  a  S.Giacomo
dall'Orio; 8) S.Geremia; 9) in Ghetto; 10) alla Madonna dell'Orto; 11) a S.Giacometo di Rialto; 12) ai SS. Giovanni e Paolo.


Altra questione importante: il salario. Agli incaricati furono assegnati 14 soldi alla notte per i 5 mesi d'inverno e 10 soldi per i rimanenti mesi. Filippo Rossi fu nominato soprintendente, carica che ricopriva  già  dal 1769. La spesa complessiva del servizio fu calcolata in 9890 ducati / anno. Il 6 giugno 1777 i Provveditori e Patroni all'Arsenale fissarono le norme del nuovo servizio, approvate il 2 agosto successivo dal Senato Veneto con 102 voti favorevoli e 4 contrari. Questa è la data di nascita dell'attuale Corpo dei Pompieri di Venezia. A questo punto sorge spontanea una domanda : prima cosa c'era?
Se l'acqua alta è nata prima di Venezia, gli incendi si sono manifestati fin dal primo periodo.In una città in cui le prime case erano capanne e poi costruzioni in legno, era frequente la presenza dell'incendio. Nel 418 arse l'isola di Rialto, nel 900 bruciò la chiesa dell'Angelo Raffaele, nel 1106 il fuoco devastò le contrade dei SS.Apostoli, S.Cassiano, S.Maria Mater Domini, Sant'Agata, S. Agostino e S.Stefano. Nello stesso anno, due mesi dopo, un altro incendio bruciò le chiese e le case di S.Lorenzo, S.Severo, S.Zaccaria, S.Provolo, S.Scolastica, S.Maria Formosa, S.Basso, S.Zulian, parte della chiesa di S.Marco, del palazzo Ducale, S.Geminiano, S.Moisè, S.Maria Zobenigo, S.Maurizio, S.Angelo, S.Vidal, S.Samuele, e, passato il Canal Grande, S.Gregorio, S.Agnese, S.Gervasio, S.Barnaba, S.Basilio, Angelo Raffaele e S.Nicolò. Troppo lunga sarebbe la lista, ma permetteteci di ricordare l'incendio del Fontego dei Tedeschi (1318), quelli ripetuti al campanile di S.Marco, di palazzo Ducale, quello di Rialto del 1514, di S.Marcuola del 1789, e di tutti gli altri luoghi di Venezia che ancor oggi si chiamano semplicemente "Brusà, calle atomo el Brusà, calle del primo e calle del secondo Brusà"!In anni più recenti (tra Ottocento e Novecento) segnaliamo quello di calle del Redivo, del convento di S.Francesco della Vigna e del pastificio S.Marco (alla Giudecca); ed i recentissimi del teatro La Fenice, del molino Stucky, della chiesa di S.Caterina, della chiesa di S.Lazzaro degli Armeni, della sinagoga del Ghetto, ecc., quest'ultimi casualmente tutti in fase di restauro!

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Di fronte a tanti disastri (materiali ed economici) la Repubblica di  San Marco emanò delle leggi che obbligavano alcune classi di cittadini a prestarsi all'estinzione degli incendi, ma solo nel 1505 si pervenne alla formazione di speciali squadre di soccorso, con operai stipendiati dallo Stato. In quell'anno il Consiglio dei Dieci ordinava che per ogni contrada fosse eletto un capo "a la reparation del fuogo" il quale doveva scegliersi 10 uomini fra marangoni navali e da case, calafati e mureri, e darsi in nota presso i Provveditori di Comun, dietro un compenso stabilito. Chi si distingueva nelle operazioni di spegnimento riceveva un premio. Furono affiancati a questa squadra sei facchini (due oltre il Canal Grande [de Ultra], due di qua del Canale [de Citra], e due per condurre le barche. Tutti dovevano correre sul posto al primo segnale d'incendio, compresi gli abitanti della zona e delle contrade confinanti. Tra le disposizioni del 1505 vi era l'obbligo di depositare presso i pievani i seguenti materiali: 10 secie de cuoro, 10 manere, 2 hastadi, 2 gorne, 3 baie de fero, 6 picchi, una cassa da acqua, 4 orne, 6 baie de legno, 4 sessole col mango longo, 2 cavi co le so taie. Le spese per i materiali erano a carico degli abitanti delle singole contrade. Altri materiali erano depositati nel magazzino grande di Rialto, le chiavi erano custodite dal pievano di S.Giacometo.Per evitare confusioni nei segnali d'allarme era fatto divieto ai preti, frati e monache di suonare le campane di notte, sotto pena di 20 ducati di multa  o prigione. Questo perché in caso d'incendio la chiesa più vicina al fuoco doveva suonare "campane a martello". Oltre ai pompieri accorrevano anche i Signori di Notte con le guardie per evitare i furti.  Iladri erano puniti con la forca. Il neonato corpo dei pompieri, con decreto del Consiglio dei Dieci 9 ottobre 1523, fu affidato al Magistrato alle Pompe, affinché ne curasse il buon andamento, in accordo con i Patroni e Provveditori all'Arsenale. Accaduti altri violenti incendi, si  studiarono nuove norme e nuove proposte vennero  presentate dai Patroni dell'Arsenale al Senato, come fu fatto nel 1650, per la formazione di un corpo di 45 facchini divisi in due sezioni, una con residenza in campo della Tana, l'altra in campo delle Gorne.

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Essi erano obbligati al servizio di un mese continuato. Il provvedimento andò in esecuzione il 19 dicembre 1665. Dieci anni dopo vengono sostituiti da un corpo di 30 guardie al fuoco "le quali habbino a star di notte in campo della Tana... " pronte ad ogni evenienza. Ulteriori provvedimenti vengono approntati nel 1718, su suggerimento del N.H. Pietro Contarini. Ci si documenta all'estero sui mezzi più moderni per spegnere gli incendi e sui macchinari in uso negli altri stati. Risultato l'acquisizione di macchinari dall'estero e l'incarico al fonditore Sigismondo Alberghetti di costruire una di quelle macchine. Dopo il collaudo, visto l'esito positivo, se ne fecero delle altre che furono depositate nei vari conventi. Queste pompe presentavano l'inconveniente di essere fornite con maniche di cuoio, che se rimanevano inoperose per un po' di tempo, si tagliavano. Il Senato con decreto 9 dicembre 1737 obbligò i "calegheri" ad accorrere sul posto dell'incendio con spago, cuoio e altri attrezzi del mestiere, per aggiustar le manichette. Nello stesso decreto, per evitare confusioni, si procedette ad organizzare un gruppo di 300 maestranze, divise in 6 squadre di  50 uomini l'una, comandate da 6 proti. A questo riordino farà seguito quello del dicembre 1776, (di cui abbiamo parlato all'inizio) che sarà il punto di partenza dell'attuale servizio.
Con l'arrivo dei francesi a Venezia, le spese per il Civico Corpo dei Pompieri vengono addossate al Municipio. Gli attrezzi che prima si riparavano in Arsenale passano alla manutenzione dei privati. Ai  proti viene affiancato l'ingegner Salvadori. Tra le innovazioni ottocentesche, compare la segnalazione incendi mediante la presenza di 4 uomini alla sommità del campanile di S.Marco (turno di 24 ore). L'avvistamento di un incendio avveniva mediante l'esposizione di una bandiera bianca e rossa (di giorno) o un fanale acceso (di notte), in direzione della località colpita dal fuoco. Il secondo pompiere correva a darne avviso al quartiere n.1 (sotto la Torre dell'Orologio) ed al posto di polizia in Palazzo Ducale. Essendosi sviluppato un incendio nel sestiere di Castello, senza che nessuno se ne fosse accorto, la fregata "Generale Aorte" (ancorata  in porto) viste le fiamme, sparò tre colpi di cannone per  richiamare l'attenzione.

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Da allora, il servizio di segnalazione antincendio, fu affiancato dallo sparo del cannone, ma i militari non erano d'accordo ed i tiri furono definitivamente sospesi nel 1849. Nel frattempo all'ing. Salvadori subentrava il conte Giuseppe Sanfermo, che per oltre 40 anni guidò il Corpo dei Pompieri, grazie al quale acquistò grande sviluppo e notevoli capacità di lavoro. La prima sezione con sede sotto la Torre dell'Orologio passava in Palazzo Ducale, mentre gli esercizi (dal 1828) vennero fatti nei cortili delle varie scuole. Tra le innovazioni del Sanfermo, vi è la divisa, che venne approvata il 13 maggio 1837 ed indossata da tutti il 27 maggio 1838. Era simile a quella dei militari, sciabola compresa, mentre nelle sezioni trovava posto un certo numero di fucili per il servizio di sentinella.
In pari tempo, il valente comandante, istituiva una scuola teorica per pompieri: 12 gennaio 1853, la quale aveva sede al piano terra del Municipio, in calle Cavalli. In quegli anni le vecchie manichette di cuoio vengono sostituite con altre di tessuto, mentre l'organico dei Civici Pompieri comprendeva 201 persone. Dal 1866 il comando passa all'ingegner Giorgio Merryweather, che proporrà l'uso dell'elmo da incendio ed il trasferimento della sede del comando in palazzo Contarini dal Zaffo, a S.Vio. A lui si deve anche l'introduzione dell'uso del telegrafo come mezzo di segnalazione per gli incendi e come collegamento tra le varie sezioni. Quest'ultimo fu sostituito  dal telefono nel 1882. In pari tempo si posero in opera una serie di idranti, collegati con l'acquedotto, che vennero disposti sul territorio secondo un preciso schema. A distanza di cento anni, dopo l'incendio della Fenice, si sta rifacendo quanto c'era già. Nel 1871 si era acquistata, a Londra, una barca - pompa munita di caldaia, della portata di 500 litri d'acqua al minuto. Visti i buoni risultati se ne costruì una seconda a Venezia. Tra le riforme di fine secolo, l'unione del Corpo dei Pompieri con quello delle Guardie municipali, dando vita al Corpo dei Vigili della città di Venezia. Si pensava di poter ottenere un beneficio aumentando il numero dei vigili, ma i 150 addetti che componevano il nuovo corpo erano appena sufficienti per il servizio di Polizia Urbana, lasciando scoperto il ramo incendi. Tre anni dopo, l'ing. Rambaldo Gaspari, assumendo la direzione del Corpo, provvedeva alla separazione dei servizi, ridonando serenità agli addetti.

Ma con l'avvento della prima guerra mondiale l'organico scese paurosamente a causa della chiamata alle armi. Il centinaio di vigili fu suddiviso in sei sezioni: Municipio (comando)  con barche Vampa e Scintilla; palazzo Ducale, con barca pompa e motopompa per la difesa della chiesa di S.Marco, una scala meccanica aerea di 23 metri e una scala italiana di 30 metri; Museo, con barca pompa a vapore e barca Favilla; Tana, barca Vampa; Palazzo Diedo, barca Fiamma; plotone militari a S.Stae, barca Bagliore; sezione del Lido, autopompa terrestre. Con queste forze in campo si affronta la prima guerra mondiale, che vedrà Venezia sottoposta a bombardamenti ed incendi per ben quattro anni. Al termine del conflitto il Corpo dei Vigili, ed ogni singolo componente, furono decorati della Croce al merito di Guerra, per l'alto senso del dovere dimostrato. Con l'occasione vengono separati i Vigili Urbani dagli addetti agli incendi, che riprendono così l'antico nome di: Corpo dei Pompieri. Si acquistano nuove motopompe, attrezzi, e si apre l'officina della Giudecca, ove i militi riparano in autonomia i propri mezzi. Agli inizi del 1928 (su un terreno acquistato in precedenza) si và erigendo la nuova caserma dei pompieri, un enorme edificio lungo 77 metri, di tre piani, con la fronte su
calle ca' Foscari. Il progetto è dell'architetto Brenno Dal Giudice. In esso
troveranno posto gli alloggi, i refettori, l'officina, un cortile per gli esercizi ginnici ed altri locali. Sulla facciata in rio di ca' Foscari si aprono le cavane per le imbarcazioni. La costruzione subisce delle modifiche in facciata, nell'estate 1929, ma i lavori procedono a rilento anche per una lite dai contorni poco chiari. All'epoca si erano scavate le fondazioni. Ilavori sono affidati all'impresa Eugenio Gobbetto che li ultimerà tra il 1935-1937. Con legge 27 dicembre 1941 (n.1570) venne istituito e posto alle dirette dipendenze del Ministero dell'Interno il Corpo Nazionale dei Vigili del Fuoco
(...) questo è 1'89 esimo distaccamento. Il 21 febbraio 2006 il Comune di
Venezia vendeva,  per la somma di sette milioni e mezzo di euro, la caserma dei pompieri di ca' Foscari al Ministero dell'Interno e al Dipartimento dei Vigili del Fuoco. Con tale atto si sanciva la permanenza in città di un corpo specializzato che ha dimostrato con i fatti, con la perseveranza, con abnegazione e tenacia, il saper affrontare anche le situazioni più difficili, per il bene e la salvezza di questa città.