Storia
Storia dei Vigili del Fuoco di VICENZA
Per quanto ci è dato sapere, ad inventare il Corpo dei Vigili del Fuoco fu sicuramente l’imperatore Ottaviano Augusto. Egli, infatti, ritenne opportuno creare un corpo specializzato nello spegnimento degli incendi onde evitare che Roma potesse essere distrutta dal fuoco, visti i numerosi e devastanti incendi che spesso si verificavano nell’ Urbe. Pertanto, l’imperatore Augusto, nell’ anno 6 dopo Cristo, fondò questo corpo chiamandolo “Vigiles “che, potenziandosi sempre più, passò dalle 600 unità iniziali ad un contingente di 7000 uomini. La loro denominazione era “Cohortes Vigilium “ed il loro motto “Ubi dolor, ibi vigiles “ (dove c’è il dolore, lì ci sono i vigili),tramite il quale si intendeva evidenziare la disponibilità, il sacrificio, la solidarietà, il coraggio, lo sprezzo del pericolo, l’abnegazione nell’ accorrere prontamente a portare soccorso a chiunque avesse bisogno del loro aiuto.
E sicuramente questo spirito anima i “Vigiles “di oggi i quali, 24 ore su 24, sono sempre pronti a porsi al servizio della comunità.
E’ lecito ritenere che in ogni tempo ed in ogni società gli uomini hanno sempre cercato di organizzarsi, anche in modo statutario, contro gli incendi ed altre calamità naturali.
Abbiamo, per esempio, notizia che a Firenze, nel 1334, fu instituita la Guardia del Fuoco; che nel 1442 la città di Torino deliberò la fondazione di un Corpo per la difesa civile dei cittadini.
E la città di Vicenza? La città di Vicenza può vantare una bella quanto onorevole storia per quanto concerne i pompieri.
Esistono, infatti, documenti risalenti all’ anno 1311 nei quali è espressamente indicato chi e come avrebbe dovuto intervenire in caso di incendio e le precauzioni da adottare per impedire la propagazione del fuoco.
In detti documenti si recita che è fatto obbligo ai carpentieri ed ai facchini intervenire, con strumenti e mezzi idonei e necessari, per spegnere l’incendio.
Si ha, altresì, notizia che nel 1544, a seguito di un incendio che, sviluppatosi in Contrada Santa Barbara, fu difficile domare per mancanza di uomini e mezzi, la Città aumentò notevolmente il numero dei facchini e la dotazione strumentale. Venne , inoltre, determinato che i facchini abitassero, per obbligo, in città e che intervenissero prontamente sui luoghi degli incendi con le adeguate attrezzature.
All’estinzione dell’incendio concorrevano i cosiddetti provvisionati che per l’occasione indossavano una divisa rossa.
Nel 1703, per meglio coordinare gli interventi, venne instituita la Fraglia dei Facchini, alla quale, qualche anno più tardi, al fine di disporre di ulteriore personale specializzato nello spegnimento degli incedi, si aggiunse la Fraglia dei Muratori.
Ci risulta, anche, che nel 1803 Vicenza disponesse di tre macchine idrauliche per incendi (costruite dai fratelli Carlesso, vicentini) custodite, unitamente alle altre attrezzature, per motivi logistici, in tre diversi depositi. Di questo periodo mancano ulteriori notizie sull’organizzazione di altro personale specializzato nello spegnimento degli incendi. Era, però, obbligo morale di ogni cittadino prestare la propria opera in caso di incendio. Come è facile immaginare, la massiva partecipazione dei cittadini finiva col creare tanta confusione ed, a volte, ostacolava le operazioni, visto che questi volenterosi cittadini mancavano di una valida guida tecnica in grado di coordinarli adeguatamente. Conseguentemente, si pervenne alla convinzione di meglio organizzare gli interventi di aiuto. Di questo avviso era anche il pro tempore podestà Anguissola il quale sottoponeva all’attenzione dei nobili Deputati che “la mancanza di un piano rendeva sommamente difficile l’estinzione degli incendi, perché massima in linea d’operatori non era mai pronto quanto era necessario e che facendo per lo più di mestieri procurare l’aiuto colla forza, ne derivavano grandi ritardi,cause principale delle funestissime conseguenze.”
Pertanto, si stabilì che il custode delle macchine e delle altre attrezzature sottoponesse a continua manutenzione quanto a lui affidato, al fine di avere il tutto sempre in perfetta efficienza. Nel contempo venivano instituite nove compagnie di artieri, una per ogni parrocchia della città, formate da falegnami, muratori, tagliapietre, fabbri e facchini. In caso di necessità, i capi riunivano le loro rispettive compagnie per guidarle sul luogo del sinistro. L’incendio veniva segnalato dal suono della campana della chiesa di San Lorenzo e da quella della parrocchia dove si era sviluppato.
Successivamente, in data 7 luglio 1820, veniva fondata a Vicenza la prima Compagnia di Pompieri di cui facevano parte sedici individui e tre capi dislocati nei tre depositi delle macchine idrauliche. Ogni compagnia, in presenza di un incendio, avrebbe dovuto provvedere al trasporto sul luogo del sinistro di tutte le attrezzature, delle macchine idrauliche e curarne il funzionamento. La rimanente organizzazione rimase invariata.
Però, a seguito di disastrosi incendi verificatesi nel novembre del 1821 e nel maggio del 1825, si ebbe prova della inefficienza di tale organizzazione, sicchè si comprese che era assolutamente necessario creare un Corpo di pompieri effettivi, regolarmente istruiti, ospitato in apposito locale e regolamentato da nuove norme. Perciò, nel marzo del 1829, venne fondato un Corpo Pompieri di trentacinque uomini compresi cinque graduati, alle dirette dipendenze della Congregazione Municipale, presieduto da un Assessore in qualità di Ispettore Presidente. A loro venne assegnata, come caserma, l’ex convento Serviti ubicato in Piazza Biade. Ai pompieri, in caso di necessità, avrebbero dovuto unirsi i muratori, i falegnami ed i facchini.
Quando questi uomini non erano impegnati nelle mansioni pompieristiche, in esercitazioni o in turni di guardia potevano svolgere regolarmente e quotidianamente i loro lavori abituali per procurarsi il sostentamento, visto che con l’attività di pompiere guadagnavano solamente qualche soldo.
Purtroppo, la Commissione antincendi, nel 1837, dovette prendere atto che il Corpo dei pompieri così organizzato non rispondeva efficientemente ai bisogni. Si rese, quindi, necessario elaborare un nuovo progetto che rispondesse con efficacia alle necessità causate dagli incendi o da avversità naturali. Il nuovo progetto venne approvato nel febbraio del 1843. Con esso i pompieri furono organizzati in un Corpo stabile strutturato militarmente ed ospitato stabilmente in una caserma. I pompieri furono dotati di uniformi e di un armamento. Vennero loro assegnati anche compiti di polizia, di annona, di controllo del macello e altro ancora e, cosa più importante, percepivano un regolare stipendio.
Strutturato in siffatto modo, il Corpo dei pompieri incominciò a distinguersi per bravura e preparazione, per abnegazione e solidarietà, per spirito di sacrificio e coraggio e ben presto divenne un orgoglio della città di Vicenza.
La riconoscenza, la stima, e la gratitudine che i Vicentini nutrivano nei loro confronti è racchiusa nell’epigrafe a loro dedicata:
Lode ed onore
Al valoroso corpo dei pompieri
In Vicenza
I quali esercitati
Dal bravo loro capo Gaetano Bellotto
Superarono sempre
L’impeto del fuoco distruggitore
Ed oggi
Coll’opera della sollecitudine e della scienza
Dalle fiamme di un fondaco irruenti
La contrada dei Giudei
Resero salva
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O prodi
Ad eguali maggiori sforzi
Proceda
Il vostro valore
E col patrocinio del Municipio
Avrete l’estimazione
Dei cittadini riconoscenti
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1 Settembre 1850
Nel 1871 l’Amministrazione comunale ritenne conveniente, a seguito delle aumentate esigenze del servizio di polizia urbana, instituire un Corpo d Guardia Municipale con il precipuo compito di svolgere il servizio di Polizia Urbana che venne, così, svincolato dalle mansioni dei pompieri.
Al Corpo dei pompieri rimaneva, pertanto, il servizio di prevenire ed estinguere gli incendi assumendo finalmente le caratteristiche che lo connotano.
Negli a venire i pompieri vicentini diedero continuamente prova della loro abilità e professionalità sia nello spegnimento degli incendi, sia nell’affrontare altre calamità.
A tal uopo si ricordano, anche per gli encomi ricevuti, i provvidenziali interventi per lo spegnimento dell’incendio del palazzo Tecchio, nel 1877. Nello stesso anno intervennero, utilizzando per la prima volta la scala aerea, nell’incendio che si sviluppò nella fabbrica di mobili di proprietà del sig. Zanetti. In questa occasione, avendo messo in salvo la famiglia Zanetti ed altri inquilini, i pompieri furono pubblicamente elogiati.
E quando, nel Settembre del 1882, il vicentino subì la devastante inondazione del fiume Bacchiglione, i pompieri, indefessamente, portarono il loro aiuto ovunque ve ne fosse bisogno. Questi impavidi uomini, mettendo in pericolo le loro vite e superando la furia delle acque, riuscirono a soccorrere tantissime abitazioni che erano rimaste isolate ed a mettere in salvo intere famiglie.
Innumerevoli furono le altre circostanze nelle quali i pompieri di Vicenza prestarono brillantemente la loro zelante e coraggiosa opera per mezzo della quale impedirono disastrose conseguenze e evitarono ai cittadini profondi dolori.
Pertanto, il Corpo dei pompieri di Vicenza ha sempre ampiamente meritato il plauso, l’ elogio e la riconoscenza delle autorità e dei cittadini tutti.
Albo dei Comandanti VV.F. - Comando Provinciale di VICENZA