Salta al contenuto principale

La storia dei Vigili del Fuoco

La storia dei Vigili del Fuoco ha radici millenarie. La sua nascita si può far risalire all'istituzione della Militia Vigilum dell'Imperatore Augusto. Da allora, attraverso l'evoluzione di nuove professionalità e dalle esperienze, spesso nate durante e a seguito di gravi eventi calamitosi, il Corpo Nazionale è diventato, per come lo conosciamo oggi, un vero e proprio unicum nel panorama internazionale dei Vigili del Fuoco.

La storia del Corpo

Per saperne di più...

Il Comando di Lecco

Il Corpo Nazionale (C.N.VV.F.) è articolato sul territorio italiano con le Direzioni Regionali, i Comandi e i Distaccamenti. Ogni Comando è contraddistinto da un numero progressivo, assegnato seguendo l'ordine alfabetico occupato dal capoluogo nell'elenco delle province italiane (Legge 27/12/1941, n. 1570, Tabella A). Poiché la Provincia di Lecco è stata istituita con il D.Lgs. 06/03/1992, n. 250, ed il Comando è nato ufficialmente con il D.M. 18/01/1996, gli è stato conferito il numero 96.

Ciascun Comando, inoltre, sceglie un motto in latino che lo caratterizza. Quello di Lecco è "Praeter flammas progredire", la cui traduzione è "Progredire oltre le fiamme".

Cronologia Comandanti

  • Ing. Antonio Giulio Durante (20/12/2023 - presente)
  • Ing. Alessandro Granata (19/12/2022 - 19/12/2023)
  • Ing. Angelo Ambrosio (27/09/2019 - 18/12/2022)
  • Ing. Giuseppe Biffarella (15/09/2018 - 26/09/2019)
  • Ing. Roberto Toldo (15/09/2014 - 14/09/2018)
  • Ing. Filippo Fiorello (01/09/2009 - 14/09/2014)
  • Ing. Danilo Pilotti (01/02/2007 - 31/08/2009)
  • Ing. Giovanni Mastrapasqua (Reggente 06/09/2006 - 31/01/2007)
  • Ing. Fabrizio Piccinini (05/09/2005 - 05/09/2006)
  • Ing. Guglielmo Guglielmi (04/08/2003 - 04/09/2005)
  • Ing. Silvano Barberi (08/08/2001 - 03/08/2003)
  • Ing. Claudio De Angelis (24/01/2000 - 07/08/2001)
  • Ing. Michele Bottari (13/07/1999 - 23/01/2000)
  • Ing. Maurizio Liberati (10/11/1998 - 12/07/1999)
  • Ing. Massimiliano Gaddini (18/01/1996 - 09/11/1998)

Foto d'epoca

Cenni storici del Comando

L'istituzione del primo nucleo di Vigili del Fuoco a Lecco risale alla fine del 1889, in seguito ad un grosso incendio avvenuto nella notte tra il 23 ed il 24 agosto dello stesso anno in un'abitazione di via Roma, in pieno centro cittadino. Quando si constatarono le pesanti conseguenze dell'avvenimento, in quanto a numero di vittime e danni subiti, ci si rese conto che c'era la necessità di stabilire un presidio fisso. All'epoca, infatti, il distaccamento di volontari più vicino si trovava a Valmadrera, paese molto più piccolo a circa 3 km sull'altra riva del lago Lario. Il motivo della presenza in quella località era l'esistenza nella zona di molte industrie, che quindi erano maggiormente soggette ad incidenti di vario tipo.

La prima sede della caserma lecchese fu nella stessa via Roma, nel palazzo donato al Comune nel 1891 dal possidente Luigi Ghislanzoni per volontà testamentaria. Ancora oggi in fondo al cortile si può notare quello che una volta era il deposito delle autopompe, attualmente adibito a garage di mezzi comunali.

I pompieri di Lecco si sono distinti fin da subito nelle attività ginniche sportive ed agonistiche. Ogni anno, infatti, tenevano dei saggi di addestramento nei cortili o nelle palestre delle scuole comunali e quando, nel 1896, venne fondata l'Unione Ginnastica Ghislanzoni, ne diventarono tra i componenti più attivi. Tra loro ci fu anche Fabio Bonacina, che partecipò alle Olimpiadi di Londra del 1948 e di Helsinki del 1952.

Durante la seconda guerra mondiale, quando Milano era sottoposta a pesanti bombardamenti, venivano chiamati a dare man forte reparti di Vigili del Fuoco da tutta la regione. La prassi operativa, che solitamente si svolgeva durante la notte, illuminata solo dai grossi roghi causati dagli ordigni, prevedeva di raggiungere delle zone periferiche prestabilite ed attendere lì la fine dell'allarme prima di intervenire. In quegli anni le forze presenti a Lecco ammontavano a 14 unità e quando in 10 si spostavano nel capoluogo lombardo, in sede restavano appena 4 uomini, con un solo automezzo per far fronte alle chiamate, lasciando la città praticamente sguarnita.

In quei giorni frenetici si era sempre impegnatissimi e anche le poche ore di riposo venivano trascorse sul mezzo di soccorso. Durante una di queste operazioni, il giorno di Ferragosto del 1943, perse la vita il vigile Alberto Dozio del Distaccamento di Merate, travolto dal crollo di un cornicione mentre cercava di entrare con il getto d'acqua in una casa in fiamme colpita da spezzoni incendiari. Il Comune di Milano gli conferì alla memoria una medaglia d'oro di benemerenza l'1 novembre dello stesso anno.

Ma anche Lecco e dintorni furono soggetti a numerosi bombardamenti. Quello che provocò i danni più ingenti si verificò il 22 novembre 1944, quando vennero colpiti i serbatoi di benzolo del deposito Saba Dell'Oca. Lo scoppio fu assordante e si sollevò una nube nera gigantesca che oscurò il cielo soprattutto a Valmadrera e Civate. Il focolaio fu circondato dal getto degli idranti dei Vigili del Fuoco, i quali impiegarono due giorni per spegnerlo del tutto. Nel frattempo molta gente aveva abbandonato le proprie case per rifugiarsi presso il santuario di San Martino al Monte, anche perché l'incendio rischiava di propagarsi al vicino gasometro, con conseguenze facilmente immaginabili.

La città fu invece bersagliata soprattutto durante l'ultimo quadrimestre della guerra, cioè a partire dal gennaio 1945. L'intenzione era quella di interrompere i collegamenti stradali e ferroviari tra Milano e Sondrio, bloccando una eventuale via di fuga verso i monti della Valtellina. Il progetto riuscì solo in parte, infatti fu distrutto un tratto di ferrovia ed il magazzino del materiale rotabile, mentre rimase indenne il ponte Azzone Visconti sul fiume Adda, che non fu mai centrato a causa della conformazione del territorio (il monte Barro molto vicino). Furono però colpite molte zone della città a ridosso del lago, tra cui il borgo antico di Pescarenico.

Nella notte del 23 febbraio 1969 una frana si staccò dal monte San Martino e travolse una casa di tre piani, provocando sette vittime, di cui cinque giovanissime fra i 3 e i 26 anni. Importante fu in quella occasione l'intervento dei Vigili del Fuoco, per prestare soccorso ai feriti rimasti intrappolati sotto le macerie e a coloro che erano invece bloccati nelle loro case a causa dei detriti accumulatisi. Furono mandate anche delle squadre di supporto da Como. Si dovette inoltre provvedere ad illuminare la zona con delle fotoelettriche, perché un masso rotolando aveva tranciato un palo della luce, lasciando al buio tutta la zona. Questo avvenimento scosse parecchio la popolazione lecchese, che assistette in massa ai funerali delle vittime, facendo fermare tutta la città per un pomeriggio.

Il 2 luglio 1987 ci fu la tragica alluvione in Valtellina, quando un'enorme massa d'acqua trasportante detriti di ogni genere si riversò su case, industrie e coltivazioni, provocando decine di vittime e danni a non finire, oltre a frane e smottamenti vari. Le vie di comunicazione erano interrotte e in molte zone si poteva arrivare soltanto con il gommone o l'elicottero, tra l'altro con delle condizioni meteorologiche particolarmente avverse e pericolose. L'opera dei soccorritori, provenienti da diverse regioni d'Italia e non solo dalla Lombardia, fu lunga e difficile e solo dopo una settimana vennero ripristinati i collegamenti stradali, elettrici e telefonici. Anche una buona parte del personale VVF di Lecco, nella misura di circa il 75%, partecipò alle spedizioni della colonna mobile e fu presente nei luoghi colpiti dalla calamità a turni di una settimana, per più di un mese.

Alcuni tra gli altri interventi più importanti effettuati dai Vigili Del Fuoco di Lecco sono stati: l'incidente nei pressi di Monza del treno Lecco-Milano nel gennaio 1960, l'incendio della segheria di Airuno nel 1967, l'esplosione nella raffineria Ilsea in località Moregallo nell'autunno 1981, il recupero dell'aereo ATR precipitato in località Conca di Crezzo nell'autunno 1987.

L'attuale sede operativa in piazza Bione è stata inaugurata il 19 dicembre 1955, in un periodo in cui c'era un organico che era un quinto di quello attuale, per cui adesso è diventata inadeguata. Infatti gli Uffici Amministrativi del Comando, nati dopo l'istituzione della provincia di Lecco nel 1996, si trovano in via Amendola, a oltre un chilometro di distanza, e contano una ventina di addetti. Il personale operativo è invece composto da circa 90 tra vigili permanenti, capi squadra e capi reparto, suddivisi nei 4 turni giornalieri. Gli automezzi, inclusi quelli assegnati ai distaccamenti, sono un centinaio e comprendono diverse tipologie. Infatti, oltre alle classiche autobotti, autoscale, gru e fuoristrada ci sono anche barche, gommoni e moto d'acqua per gli interventi rapidi presso i laghi e i fiumi.

Oltre alla Sede Centrale, fanno parte del Comando tre Distaccamenti, che si avvalgono tutti di personale esclusivamente volontario: Bellano, Merate e Valmadrera.

Foto d'epoca

Il Distaccamento Volontario di Bellano

Il "Corpo Pompieri Volontari" di Bellano fu inaugurato l'1 ottobre 1911, con dei grandi festeggiamenti che comprendevano una corsa ciclistica, una gara podistica, esercitazioni pubbliche dei Pompieri e vari concerti musicali. L'istituzione fu resa possibile grazie alla sottoscrizione di azioni pubbliche del valore di 2 lire ciascuna, acquistate da parecchi proprietari immobiliari del paese.

Una relazione morale del Comandante agli azionisti, stilata alla fine del 1919, riferisce dell'opera "audace e di sacrificio prestata nel 1915 nella dolorosa contingenza del vaiolo sviluppatosi a Bellano" e accenna poi al fatto che gli stessi uomini prestavano anche soccorso sanitario come servizio di "Croce Verde", divenuto di particolare importanza specialmente durante la prima guerra mondiale. Si fa menzione anche di due caduti nell'adempimento del proprio dovere: Antonio Vergottini e Luigi Milani.

Nella stessa relazione il Comandante lanciava accuse all'Amministrazione Comunale dell'epoca, colpevole di non interessarsi abbastanza al Corpo. Cominciava con l'osservare che "a Milano il servizio dei pompieri costava L. 1,34 per abitante, a Como 0,60 e a Lecco 0,50; a Bellano il Comune assegnava anche nel periodo di guerra un sussidio annuo di L. 200, che rappresentano la sciocchezza di 6 centesimi all'anno per abitante". Ciò nonostante, grazie appunto agli azionisti, il bilancio risultava in attivo di ben 5.528,71 lire, tra denaro e materiali.

Altro problema denunciato era la disparità degli attacchi degli idranti presenti in paese, che ostacolavano gli interventi antincendio. Il Comune, pur avendo l'autorità di imporre anche ai privati una standardizzazione e sollecitato più volte in tal senso, non volle provvedere, creando così non pochi disagi. Il Comandante, inoltre, in un periodo in cui il prezzo dei tubi era particolarmente basso, chiese di estendere la rete di idranti (che funzionava a ben 7 atmosfere) a spese del Corpo, con un contributo da parte del Comune di L. 1.275, ma gli fu negato.

Come se non bastasse, ai Pompieri mancava un locale idoneo in cui riporre gli attrezzi. La ditta Pietro Gavazzi concesse un proprio terreno, dove venne costruito un capannone provvisorio in attesa che venisse fabbricata la scuola a cui dovevano appoggiarsi stabilmente. Questo edificio scolastico, però, era ancora in fase di progetto e tale rimase negli anni seguenti, per cui quando la concessione gratuita arrivò alla scadenza, nel 1916, quella sede fu demolita e le attrezzature vennero divise in vari luoghi. Vista la situazione precaria e ricevuta un'altra risposta negativa dal Comune ad una ennesima richiesta di locali, il Corpo decise allora di rimettere tutto nelle mani del Sindaco, di fatto ponendo le basi per l'interruzione di un pubblico servizio, nella estrema speranza di un cambiamento delle sue posizioni. "Al contrario, il Sindaco, assumendosi una grave responsabilità, provvedeva al ritiro degli attrezzi, che poi furono trovati attraverso una porta sfondata nel disordine che tutta Bellano conosce, nel grave infortunio toccato al Cotonificio Cantoni".

La relazione del Comandante si concludeva con un appello agli azionisti a rinnovare la fiducia e ad immettere nuovi capitali per far risorgere il Corpo dei Pompieri. Non è dato, per il momento, di conoscere altri dettagli di quell'epoca e di sapere cosa avvenne in quella riunione, ma evidentemente, se i Vigili del Fuoco sono presenti ancora oggi a Bellano, vuol dire che le cose in qualche modo si sistemarono.

Il Distaccamento Volontario di Merate

L'avventura dei "Pompieri di Merate" ha inizio nel 1844. A volere questa istituzione è il marchese Paolo Rescalli, proprietario della villa Subaglio, che fonda, completamente a proprie spese, la "Compagnia Zappatori Pompieri" e ne affida la direzione al conte Alessandro della Torre di Rezzonico. Questo nome può sembrare inusuale, ma a quei tempi tutte le "brigate antincendio" si chiamavano così ed ancora oggi in Francia i Vigili del Fuoco si chiamano "Sapeurs Pompiers".

I vecchi pompieri meratesi si erano procurati l'appellativo di "Giudéé de Meraa" (Giudei di Merate) perché le divise da parata che indossavano nelle cerimonie avevano sull'elmo una punta la cui forma ricordava i chiodi della Croce.

Nel 1866, per fare sopravvivere questa importante istituzione, viene costituito il "Consorzio per l'uso delle macchine idrauliche all'estinzione degli incendi" fra i Comuni di: Merate, Brivio, Imbersago, Novate Brianza, Olgiate Molgora, Paderno d'Adda, Robbiate, Sabbioncello, Sartirana Brianza, Verderio Superiore, Verderio Inferiore, tutti del mandamento di Brivio; Cernusco Lombardone del mandamento di Missaglia. Da statuto il Consorzio ha durata di 12 anni ed è rinnovabile. Alla prima scadenza, nel 1878, esce il comune di Brivio. Nel 1890, alla seconda scadenza del Consorzio, escono Imbersago e Sartirana. Alla terza scadenza, nel 1902, escono i comuni di Paderno e Verderio, ma non si conosce se si tratta di Verderio Inferiore o Superiore. Probabilmente ad una successiva scadenza viene sciolto il consorzio stesso.

Nel 1926 il comune di Merate risponde con una lettera al Prefetto che in città esiste ed è operativo un Corpo di Civici Pompieri.

È il 1928 ed al comune di Merate, a seguito della riforma fascista, vengono accorpati i comuni di Novate, Sartirana e Sabbioncello. Per problemi di bilancio, inoltre, esso si convenziona con Lecco per l'effettuazione del servizio antincendio, per cui ha fondamento l'ipotesi di una temporanea chiusura del Corpo Civici Pompieri di Merate.

Arriva la seconda guerra mondiale e nel 1940, dopo i bombardamenti su Merate da parte dell'aviazione inglese, viene riaperto il Corpo dei Pompieri. Naturalmente, dopo le riforme degli anni precedenti che riguardano i servizi antincendi, a Merate viene istituito un distaccamento del Corpo Provinciale di Como. La sede è provvisoriamente posta nel cortile del Garage Casati, dove è posteggiata l'autopompa. Successivamente il distaccamento è spostato nel cortile ad est del vecchio municipio e l'addestramento professionale viene svolto nel cortile delle scuole elementari, come testimoniano le foto appese in sede.

Sempre in piena guerra, nel 1943, i pompieri meratesi pagano il loro primo tributo in vite umane. Le riforme legislative degli anni precedenti consentono che il personale volontario ed in congedo sia richiamato in servizio. Nell'agosto dello stesso anno Milano è bombardata più volte e il vigile volontario Alberto Dozio (10/04/1904 - 15/08/1943) è richiamato in servizio presso il LII Corpo Vigili del Fuoco di Milano. Durante questo richiamo, intervenuto in via Bigli per un incendio iniziato la sera del 14, la mattina del 15 rimane coinvolto in un crollo che gli è immediatamente fatale. Il comune di Milano, il 1° novembre dello stesso anno, gli conferisce alla memoria una medaglia d'oro di benemerenza.

Nel 1949, in occasione della ricorrenza di Santa Barbara, Carlo Baslini, detto "Cibi", compone la poesia in dialetto "Brindes ai noster Pumpier" (Brindisi ai nostri Pompieri). La poesia è conservata incorniciata presso il distaccamento.

Nel mese di giugno 1955 viene inaugurata la sede sita in piazzetta San Bartolomeo, che, come si legge nella lapide posta in autorimessa, è "Sorta mercé l'interessamento: Sindaco di Merate - Ing. Mario Sala, Comandante Vigili del Fuoco Como - Ing. Egidio Palazzo, Comandante Dist. VV.F. Merate - Vig. Sc. Mario Milani". Questa sede resterà operativa fino al maggio 2004.

Nel 1964 il distaccamento viene chiuso per circa 8 mesi, al momento sono sconosciuti i reali motivi.

Particolare è la lettera scritta nel 1965 dall'allora parroco di Paderno d'Adda don Giovanni Bianchi, nella quale tra l'altro si legge: "la fulminea vostra venuta ed intelligente prestazione svolta per l'incendio sviluppatosi vicino alla Chiesa Parrocchiale [...] Rimane a me l'ammirazione per la lodevole dedizione dei Militi [...]". Alla lettera era allegato un assegno di Lit. 50.000 (cifra considerevole a quei tempi), che però i Vigili non ritirarono e decisero, con una lettera di risposta al Parroco, "...di destinare l'importo per le opere della Sua Parrocchia ed in particolare, se Ella lo riterrà opportuno, per la sistemazione della Sacrestia", chiedendo di potere trattenere l'assegno come ricordo da conservare con la lettera.

Nel 1986 ai Vigili del Fuoco volontari del distaccamento meratese viene assegnato il "Premio della Bontà". Questo è organizzato dal "Giornale di Merate" e i candidati al premio sono segnalati dalla popolazione.

Nel maggio 1994 i pompieri meratesi con un gruppetto di amici fondano l'associazione "Amis di Pumpier de Meraa" (Amici dei Pompieri di Merate) il cui scopo è quello di sostenere l'attività dei Vigili del Fuoco volontari e di promuovere la costruzione di una nuove sede del distaccamento cittadino. L'idea di costituire questa associazione nasce l'anno precedente e comincia a concretizzarsi durante la festa di Santa Barbara e proprio in quella occasione si decide il nome in dialetto, ispirato dalla poesia che Carlo Baslini scrisse nel 1949.

Nel 1997, a seguito dell'istituzione della nuova provincia di Lecco, il Distaccamento passa sotto la giurisdizione di questo Comando Provinciale.

Nel 1998 l'Amministrazione Comunale assegna al Capo Squadra volontario in congedo Luigi Colombo l'«Ambrogino», un premio locale, quale "Fulgido esempio di dedizione al prossimo e senso civico. Da 37 anni arruolato nel «Corpo dei Pompieri» di Merate, ha sempre svolto il suo incarico con impegno e spirito di sacrificio". Egli dedica il riconoscimento all'impegno e sacrificio quotidiano che i tutti i "pompieri" svolgono al servizio della cittadinanza.

Siamo ormai ai giorni nostri e nel mese di maggio 2004 si inaugura l'attuale sede, grazie agli sforzi dell'associazione fondata dieci anni prima. I pompieri di Merate hanno finalmente a disposizione una sede degna e adatta allo scopo. Il sogno di tante generazioni di pompieri si è avverato e... la storia continua.

Il Distaccamento Volontario di Valmadrera

Valmadrera ha sempre vantato un efficiente Corpo dei Vigili del Fuoco, ricco di luminose tradizioni, che ha mietuto consensi ed elogi per il generoso attaccamento al dovere. Nell'archivio comunale ci sono dei documenti che provano chiaramente che una "squadra di pompieri" esisteva già nel 1866 e forse anche prima, sia pure non riconosciuta ufficialmente. Erano cittadini organizzati e reclutati dai "sedat" (negozianti di seta) del tempo, per lo spegnimento degli incendi nelle loro filande, ma che prestavano la loro opera sia in paese che nelle borgate vicine. Purtroppo una parte più antica degli archivi è andata perduta in seguito ad un allagamento degli scantinati avvenuto negli anni '60.

Un primo documento del 21 novembre 1866 riporta: "La Giunta di Lecco delibera di assegnare L. 80 a favore dei cittadini valmadreresi che, con prontezza ed alacrità pari al pericolo che li minacciava, si prestarono nella notte del 14 novembre e mattina seguente all'estinzione dell'incendio che si sviluppò nella nostra città, nella casa di proprietà dei soci Riva & Monti. Per quanto riguarda la riparazione della macchina idraulica che riportò notevoli danni, la Giunta lecchese ha già provveduto alla sua riparazione ed alla rifusione delle spese, assommanti a L. 28".

Alcuni anni dopo fu costituita una Società, sia per dare una forma di organizzazione ai pompieri, sia per assicurare una giusta remunerazione a coloro i quali prestavano la propria opera, in modo che essi fossero anche spinti a tenersi continuamente in addestramento e pronti ad intervenire. Nella seduta consiliare del 19 maggio 1878 il Comune di Valmadrera deliberò di aderire a questa Società, stanziando la somma di L. 52. L'iniziativa era nata in seguito ad un incendio, durante il quale ci si era resi conto che le procedure operative dei volontari "lasciavano molto a desiderare, sia per la prontezza come per precisione di manovra". Pertanto il signor Giuseppe Gavazzi "radunò diversi operai che per la maggior parte presero parte attiva a quell'incendio e domandò loro se fossero disposti a prendere delle lezioni sul modo di spegnere incendi ed avuto adesione da parte d'una ventina e più, iniziò una sottoscrizione, a capo di cui figurava per una bella somma, e raccolse L. 510. Con queste si acquistarono degli utensili atti allo spegnimento degli incendi, come scale, coperte di salvamento ecc. ed un sergente dei pompieri comunali di Milano venne ad istruire questi operai. Dopo due mesi circa di lezioni teoriche e pratiche, egli dichiarò che questi operai erano atti a servirsi utilmente e prontamente delle macchine e utensili acquistati."

La Società dei Pompieri fu sistemata dapprima nel seminterrato del palazzo municipale. Nel 1911 l'ing. Giuseppe Gavazzi, divenuto comandante, trasferì la caserma in uno stabile di sua proprietà in via Stoppani e nel 1920, per la ristrettezza dello spazio, dispose lo spostamento in via Volta. Attualmente la sede operativa è situata in via Sabatelli, inaugurata nel 1983.

Un vecchio numero del giornale locale "Il Resegone" riporta così l'episodio in seguito al quale nacquero i Vigili del Fuoco di Lecco: "Durante un furioso incendio, che provocò qualche vittima, scoppiato a Lecco nella notte tra il 23 e il 24 agosto 1889 in via Roma, i pompieri di Valmadrera appena chiamati furono sul posto come un lampo, distinguendosi poi per destrezza ed ardimento, sollevando l'ammirazione dei lecchesi, essendo riusciti in poco tempo, con temerarie manovre, ad isolare l'incendio ed a limitare i danni, salvando altresì parecchie persone da orribile fine. [...] Furono avvertiti, date le dimensioni del sinistro, anche i pompieri di Milano, che partirono in treno speciale. Risultato inutile il loro intervento, furono fermati ad Usmate."

L'attività dei VVF di Valmadrera è costellata da validi riconoscimenti, ricevuti nei vari concorsi nazionali ed internazionali. Citiamo le tre medaglie d'oro conquistate a Milano nel 1902 e nel 1906 e a Torino nel 1928. Anche negli anni seguenti essi parteciparono ad altri concorsi con brillanti risultati: ricordiamo le due medaglie d'oro assegnate nel 1954.

Purtroppo un fatto doloroso accadde nel 1930 a Padova: durante l'esercizio della scalata al castello di manovra con scale a ganci, il vigile Luciano Isella cadde dal terzo piano e si ferì gravemente, così tutta la squadra si ritirò dalla competizione.

Nel 1932 venne fondato il "Gruppo Brianteo Pompieri Italiani", che riuniva le varie Società presenti in Brianza, ma sette anni dopo, a seguito del nuovo inquadramento nazionale, queste passarono a far parte del 25° Corpo dei Vigili del Fuoco di Como (ricordiamo che la provincia di Lecco è stata istituita solo nel 1992).

Durante la seconda guerra mondiale i VVF di Valmadrera vennero mobilitati in servizio continuo presso il Comando Provinciale per servizi di soccorso nelle località sinistrate dai bombardamenti aerei e per ogni altra calamità. Smobilitati al termine del conflitto, essi sono ancora oggi classificati come "vigili volontari in servizio discontinuo".

Feedback

Questo contenuto è stato utile?