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Il disastro in Val di Stava

Soccorritori all'opera nel fango in Val di Stava
Data di pubblicazione
Categoria
Notizia storica
Anno:
1985

Il 19 luglio 1985 si consumò una delle più gravi catastrofi industriali italiane del XX secolo in una tranquilla valle del Trentino, la Val di Stava, dove il crollo di due bacini di decantazione della miniera di fluorite causò la morte di 268 persone, distruggendo case, alberghi e intere famiglie in pochi minuti.

La dinamica dell'incidente

Alle ore 12:22 di quel tragico venerdì, una massa fangosa composta da circa 180.000 metri cubi di detriti, si staccò dalle discariche minerarie e si riversò violentemente verso valle. Travolse il bacino inferiore, causando il collasso anche di quest'ultimo, e si trasformò in un'onda distruttiva che in meno di tre minuti raggiunse l’abitato di Stava.

La colata di fango si muoveva a una velocità di oltre 90 km/h, radendo al suolo edifici, alberghi, campeggi, strade e infrastrutture. Il bilancio fu tragico: 268 morti, 63 edifici completamente distrutti e danni incalcolabili all’ambiente e alla comunità locale.

In quelle ore drammatiche, i Vigili del Fuoco furono tra i primi a intervenire, diventando simbolo di dedizione, coraggio e competenza nei soccorsi.

La risposta all'emergenza

Pochi minuti dopo la tragedia, le centrali operative ricevettero le prime richieste di aiuto. I Vigili del Fuoco di Trento, Bolzano e delle zone limitrofe furono attivati istantaneamente. Il primo gruppo arrivò nella zona di Stava già entro l’ora successiva al crollo. Di fronte a loro, si presentava uno scenario apocalittico: una distesa di fango, detriti, case rase al suolo e corpi sepolti.

I Vigili del Fuoco si trovarono a operare in condizioni estremamente difficili su un terreno instabile e pericoloso, con collegamenti interrotti e comunicazioni inesistenti. Furono impiegati cani da ricerca, ruspe, pompe idrovore e attrezzature specialistiche ma spesso i vigili del fuoco furono costretti a lavorare a ni nude tra le macerie per cercare i superstiti.

L’obiettivo prioritario era trovare vite umane, ma col passare delle ore la speranza di trovare superstiti diminuiva. Oltre al salvataggio, i Vigili del Fuoco svolsero un ruolo fondamentale anche nel recupero delle salme, nella messa in sicurezza dell’area, e nell’assistenza logistica alle squadre di volontari, medici, protezione civile e forze armate che affluirono da tutta Italia.

Il coordinamento e la professionalità

Nonostante l’enormità della tragedia e la vastità dell’area colpita, i Vigili del Fuoco riuscirono a coordinare in modo efficace le operazioni, creando dei centri di comando avanzati e stabilendo un ordine d’intervento. La loro formazione, l’esperienza in scenari di emergenza e prontezza decisionale furono determinanti per limitare ulteriori rischi e gestire l’afflusso di aiuti e persone.

Gli uomini del Corpo Nazionale lavorarono ininterrottamente per settimane, spesso in turni massacranti, senza risparmiarsi. La popolazione locale, ancora oggi, ricorda con commozione e gratitudine il lavoro instancabile di questi uomini e donne, che non si arresero nemmeno davanti a uno scenario apparentemente senza speranza.

Il ricordo e la rinascita

La tragedia lasciò un segno indelebile nella memoria collettiva italiana. Non solo per l’enorme perdita di vite umane, ma anche per il modo in cui mise in luce la fragilità di certi sistemi industriali e l’urgente bisogno di maggiore responsabilità ambientale e controllo da parte delle autorità competenti.

Il contributo dei Vigili del Fuoco nel disastro della Val di Stava non fu solo tecnico e operativo: oltre alle azioni concrete, portarono conforto ai sopravvissuti, supportarono psicologicamente le famiglie delle vittime e rappresentarono una presenza rassicurante in un momento di profonda disperazione collettiva.
Quella tragica esperienza ha contribuito anche a migliorare le procedure di intervento in caso di disastri idrogeologici e industriali, facendo scuola per le future operazioni di emergenza in Italia.

Ogni anno, il 19 luglio, si tiene una commemorazione per ricordare le vittime e mantenere viva l’attenzione su quanto accaduto, affinché tragedie come quella della Val di Stava non si ripetano mai più. Anche per questo è stato istituito il Centro di documentazione sulla tragedia di Stava 1985, che svolge attività educativa e di sensibilizzazione sulla sicurezza ambientale e industriale.

Nel ricordo del disastro della Val di Stava, i Vigili del Fuoco occupano un posto speciale. Non solo per la professionalità dimostrata nelle operazioni di soccorso, ma per il loro spirito di servizio, l'umanità e il sacrificio. La loro presenza in quelle ore terribili fu fondamentale: senza di loro, il tributo di sofferenza e dolore sarebbe stato ancora più insopportabile.

Oggi, a distanza di anni, il loro esempio continua a ispirare chi ogni giorno sceglie di servire la comunità, spesso nel silenzio, ma con eroismo autentico.

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